Didattica mista “sincrona”. Una scelta dell’Ateneo?

La didattica a distanza ha costituito in questi mesi un prezioso strumento per la prosecuzione delle attività formative, in un contesto che avrebbe altrimenti impedito il mantenimento di una delle fondamentali missioni dell’università. Non si può d’altra parte evitare di rilevare l’inadeguatezza complessiva di tale approccio, che riduce le interazioni tra docenti e studenti, priva i ragazzi del fondamentale aspetto della socialità e, soprattutto, amplifica gli effetti delle diverse fragilità, da quelle di natura socio-economica a quelle legate alle difficoltà di apprendimento o alle lacune di base.

Particolarmente critico appare poi il ricorso all’insegnamento misto in modalità “sincrona”, che numerosi esperti di didattica indicano come la peggiore scelta possibile, sommandosi i difetti della didattica a distanza a quelli legati al peggioramento “tecnico” legato, ad esempio, alle condizioni audio e video, non sempre ottimali all’interno delle aule. Il ricorso a tale modalità dovrebbe essere quindi subordinato ad una rigorosa applicazione delle migliori condizioni tecnologiche oggi disponibili, che al momento, nonostante la pandemia devasti ormai il Paese da quasi un anno e nonostante le cospicue risorse trasferite dal ministero all’Ateneo, sono state installate nelle aule in maniera limitata e secondo una distribuzione “a macchia di leopardo”.

In questo quadro si inserisce una nuova Nota del Rettore (Prot. 15498, 11 febbraio 2021), che assume la forma di una “comunicazione”, al di fuori di una più opportuna condivisione con la comunità accademica. Questa Nota, come sanno i docenti dell’Ateneo, prevede l’utilizzo della didattica mista in modalità sincrona per tutti i primi anni dei CdS triennali e magistrali a ciclo unico.

Senza entrare nel merito dei contenuti, che ovviamente dovrebbero essere il frutto di una ponderata valutazione di opportunità, la modalità operativa scelta dal Rettore, che assume in prima persona la decisione relativa alle modalità didattiche da adottare (con il paravento di una CRUS che non alcun titolo per prendere decisioni per i singoli Atenei), pone in primo luogo perplessità dal punto di vista dell’aderenza alle previsioni normative e del rispetto delle norme statutarie. Il DPCM del 14 gennaio 2021 prevede infatti, all’art. 1 comma 10 lett. U, che “le università, sentito il Comitato universitario regionale di riferimento, predispongono, in base all’andamento del quadro epidemiologico, piani di organizzazione della didattica …”. Al riguardo sembra ancora necessario dovere evidenziare che le università” non significa “i rettori e che quindi la decisione sarebbe spettata agli Organi Accademici competenti sulla Didattica e cioè, ovviamente, al Senato Accademico e, in parte, al Consiglio di Amministrazione.

La Nota del Rettore esordisce invece con un riferimento alle “determinazioni assunte dal Comitato Regionale delle Università Siciliane” (che secondo il DPCM avrebbe dovuto essere solamente “sentito”), per proseguire con la frase “sentito il Senato Accademico”, organo che peraltro non ha formulato un formale parere, essendo stato il punto trattato nell’ambito delle “Comunicazioni”.

La procedura seguita, quindi, appare alquanto distante da quanto previsto dal DPCM. Seppure si volesse considerare secondario – ed evidentemente non lo è – il rispetto dei ruoli all’interno dell’Ateneo e l’aderenza alle previsioni normative, rimarrebbe la questione centrale: una decisione molto critica come quella sulle modalità di erogazione della didattica, tale da influenzare profondamente lo svolgimento di una delle missioni fondamentali dell’università, avrebbe richiesto il più ampio coinvolgimento dell’intera comunità accademica, a partire ovviamente dai Coordinatori dei Corsi di Studio e dai Direttori dei Dipartimenti. Sarebbe stata quindi sicuramente più opportuna una discussione collegiale con quanti hanno il polso delle diverse situazioni didattiche e logistiche, che avrebbe consentito una istruttoria specifica, accurata, dialogica, introducendo anche la necessaria flessibilità decisionale al posto di una regolazione omologante. In questo necessario confronto si sarebbe dovuto trovare spazio – ma ancora su questo è possibile rimediare – per una negoziazione con le aziende del trasporto pubblico locale, tenendo conto del fatto che la didattica in presenza costringe gli studenti (potenzialmente oltre 10.000 persone, considerando solo gli iscritti al primo anno) all’uso dei mezzi pubblici, con potenziale pericoloso aggravio della già preoccupante condizione pandemica.

Nel rispetto dei ruoli, quindi, il Senato Accademico si sarebbe fatto infine interprete dell’orientamento collettivo, con una delibera ben ponderata che l’Ateneo avrebbe sentito come pienamente propria.

Perché è così difficile comprendere che democrazia e partecipazione sono strumenti indispensabili per creare quel senso di appartenenza necessario per affrontare situazioni drammatiche e complesse come quelle che la pandemia ci ha posto di fronte?

4 pensieri riguardo “Didattica mista “sincrona”. Una scelta dell’Ateneo?

  • 13 Febbraio, 2021 in 10:38 pm
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    Sono assolutamente d’accordo con il punto relativo al coinvolgimento della nostra comunità, e aggiungo un secondo e non meno importante motivo. Coinvolgere le strutture intermedie (non solo dare comunicazione, ma ascoltarle), in qualsiasi organizzazione lavorativa, costituisce una fondamentale fonte di informazione e di miglioramento dei processi. Ad esempio, allo stato l’Ateneo non dispone di tre elementi cruciali per la didattica mista: 1) attrezzature capaci di mantenere i due piani (in presenza ed in remoto) ad un livello comparabile; 2) un supporto tecnico costante, presente (o con immediata disponibilità) in ciascuna delle aule nelle quali tale forma complessa di didattica avviene; 3) una adeguata formazione, effettuata con il supporto dei suddetti tecnici, all’uso delle nuove strumentazioni.
    Allo stato mi pare che 1) sia solo molto limitatamente realizzato, 2) esista solo in poche e fortunate strutture e 3) sia ancora una chimera.

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  • 14 Febbraio, 2021 in 1:44 pm
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    Lo scorso anno accademico abbiamo ricevuto un corposo manuale di istruzioni per le webcam d’aula ma io non ne ho mai vista una. Più volte, durante le lezioni, ho richiesto l’intervento del personale addetto, dei coordinatori dei corsi di laurea e dei delegati alla didattica per risolvere problemi di connessione. Ho trovato tanta buona volontà ma raramente si è trovata una soluzione che non fosse temporanea e farraginosa. Purtroppo è noto che la didattica a distanza ormai in molte sedi del nostro Ateneo è stata, ed è tutt’ora, basata sugli strumenti personali e la connessione privata del cellulare dei docenti. Ovviamente, se non ci saranno date risorse migliori, non possiamo far altro che continuare in questo modo e, ancora una volta, l’arte di arrangiarsi prevarrà.

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  • 14 Febbraio, 2021 in 6:59 pm
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    Se da un lato la nota del Rettore (Prot. 15498, 11 febbraio 2021) tende certamente a ridurre i disagi per gli studenti del primo anno, poichè di fatto non hanno ancora avuto la possibilità di integrarsi nel mondo universitario a causa della pandemìa, dall’altro non si comprende perchè gli studenti degli anni successivi, solitamente meno numerosi, non potrebbero seguire anche loro le lezioni in modalità mista nelle aule più piccole rimaste eventualmente disponibili, dopo accertamento ovviamente della possibilità di mantenere il distanziamento e le norme anti-Covid.

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  • 15 Febbraio, 2021 in 8:33 am
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    Se nel merito la nota del Rettore trova alcuni (insufficienti forse ma sicuramente validi) motivi di essere, in primis il ritorno ad una parvenza di normalità che possa aiutare gli studenti a ritrovare il piacere della vita universitaria, nel metodo invece non convince e non trova giustificazione: nella nota infatti il Rettore comunica che “gli studenti dei primi anni potranno manifestare la volontà di seguire in presenza prenotandosi […] I dati così raccolti saranno trasmessi ai Direttori dei Dipartimenti e ai Coordinatori dei Corsi di Studio, in modo che gli stessi possano autonomamente pianificare…”, riconoscendo ai DIrettori e ai Coordinatori il ruolo centrale nell’organizzazione della didattica, che però non ha trovato riscontro nella fase progettuale che ha portato all’emanazione di questa nota.

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