Materie di Base e Programmazione di Ateneo
L’Università di Palermo è al momento impegnata, più o meno in contemporanea, nella definizione dell’Offerta Formativa per l’A.A. 2018-19 (in particolare, nella fase di attribuzione degli insegnamenti ai docenti) e nell’avvio della programmazione per il 2018.
Tale circostanza induce a mettere in relazione i due aspetti, cercando in primo luogo di verificare se e in quale misura l’attuale modello di assegnazione delle risorse ai Dipartimenti risponda alle esigenze dell’Ateneo.
Osservando i dati sulla numerosità complessiva dei docenti delle diverse Aree CUN su base locale e su base nazionale, riportati nella Tabella 1, si rileva che quelle che risultano maggiormente “sottodimensionate” rispetto ai valori nazionali sono, in ambito scientifico, le Aree 01 e 02 (Matematica e Fisica) e, in ambito umanistico-economico, le Aree 13 e 14 (Scienze Politiche ed Economia). D’altra parte le Aree 7, 8a e 11b (Agraria, Architettura e Psicologia) presentano valori superiori (di oltre il 20%) rispetto ai valori nazionali. Questi valori globali non possono ovviamente indurre a immediate valutazioni, sia perché sarebbe necessario osservare le distribuzioni dei docenti all’interno dei singoli SSD, sia perché è opportuno confrontarli con i dati della numerosità studentesca.
Considerando gli iscritti al primo anno delle Lauree Triennali e Magistrali a Ciclo Unico nell’A.A. 2016-17 (gli ultimi dati disponibili sull’Anagrafe Studenti del MIUR), riportati con qualche licenza di aggregazione nella Tabella 2, si osservano alcune corrispondenze con i valori della docenza prima riportati, in quanto la popolazione studentesca in classi riconducibili alle aree 13 e 14 è a Palermo ben inferiore a quella nazionale, in particolare nell’area 13 (dove i nostri studenti sono solo l’1.45% di quelli nazionali). Al contrario, nelle discipline dell’Architettura e delle Scienze Agrarie gli studenti iscritti all’Ateneo costituiscono una percentuale elevata (circa il 3,8%) di quelli nazionali. Questi dati consentono in buona misura di giustificare la maggiore differenza di docenti di queste aree, in termini relativi, rispetto agli altri Atenei italiani.
Nei limiti di questa analisi estremamente grossolana si può quindi trarre la prima conclusione generale che, escludendo le aree della Fisica e della Matematica, l’Ateneo abbia una distribuzione tra le Aree abbastanza equilibrata alla luce della corrispondente distribuzione nazionale e delle specificità locali. Un elemento che andrebbe attentamente valutato è sicuramente quello della possibilità per l’area economica di aumentare la propria attrattività nei confronti degli studenti e, al riguardo, si rende necessaria una riflessione sull’individuazione dell’attuale “fattore limitante”: abbiamo pochi docenti nell’area e quindi non siamo in grado di “accogliere” tutti gli studenti che vorrebbero iscriversi, ovvero le ragioni sono di altra natura (ad esempio, potrebbe essere la debolezza economica del nostro territorio a spingere gli studenti verso altre discipline) e quindi l’attuale presenza di docenti è adeguata? Credo che una riflessione su questo tema potrebbe indurre a scelte capaci di dare nuovo impulso all’Ateneo in un’area importante come quella dell’economia.
Se si pone adesso uno sguardo sulle recenti attribuzioni di Punti Organico destinate a posizioni di RTD, si osservano quasi sempre valori proporzionali alla dimensione dei Dipartimenti (per l’area medica si è qui considerata l’aggregazione dei 5 Dipartimenti per ottenere un dato complessivo), con oscillazioni comprese in un range di +/- 20%. Gli unici Dipartimenti che hanno ricevuto P.O. in misura molto superiore alla propria dimensione (poco meno del 30% in più) sono Culture e Società, DEIM e DARCH ed in tutti i casi il parametro trainante è stato il numero di pensionamenti, particolarmente elevati, in questi Dipartimenti, nel quadriennio considerato (2016-2019).
Sulla base di queste considerazioni, emerge con chiarezza che il problema principale per l’Ateneo, almeno in termini globali, rimane quello delle discipline di base e, in particolare, della Fisica e della Matematica. Questa osservazione è in perfetta concordanza con il dato che emerge dalle attribuzioni dei contratti di insegnamento, che continuano a concentrarsi fortemente su queste aree (ovviamente insieme ad altri settori, tra cui in particolare quello della lingua inglese). L’importanza di questo aspetto dal punto di vista della qualità dell’offerta formativa non può essere mai sottolineata con sufficiente enfasi, essendo evidente che il primo “impatto” delle migliaia di studenti che si immatricolano ogni anno all’Ateneo nelle discipline scientifiche e tecniche (e non soltanto) avviene proprio con gli insegnamenti di matematica e fisica. Il largo ricorso a contratti esterni in questi settori costituisce quindi un pesantissimo vulnus alla qualità dell’offerta formativa e contribuisce certamente ad aumentare l’elevato numero di abbandoni tra il primo e il secondo anno.
La strategia dell’Ateneo per ridurre l’incidenza di questo problema passa in misura prevalente dalla riorganizzazione e razionalizzazione degli insegnamenti e degli affidamenti dei carichi didattici. In particolare, si è previsto di procedere, in tutti i casi in cui risulti possibile, a mutuazione e accorpamento degli insegnamenti di base, si sono stabilite regole per l’attribuzione dei compiti didattici istituzionali che favoriscano la prioritaria copertura degli insegnamenti obbligatori rispetto a quelli rientranti in gruppi di insegnamenti opzionali e si è prevista una retribuzione “maggiorata” per i ricercatori a tempo indeterminato che svolgano insegnamenti con numerosità studentesche elevate rispetto a quella massima della classe. Come ho più volte osservato anche sulle pagine di questo blog, ho il forte timore che questi interventi rimarranno poco efficaci se non saranno sostenuti da una larga condivisione, che solo un ampio e diffuso dibattito sugli obiettivi strategici e sugli strumenti da utilizzare potrebbe assicurare. Certamente, nessuna “regola” o imposizione del SA e del CdA potrà spostare in maniera significativa alcun assetto, ove tali regole non siano complessivamente avvertite come un’equilibrata e giustificata risposta ad un’esigenza dell’intero Ateneo e ove il clima e contesto generale non risulti di forte e impegnata motivazione.
Un aspetto che non può essere trascurato, e che nessuna razionalizzazione potrà mai superare, rimane però quello della numerosità dei docenti. E’ assolutamente impensabile chiedere ai colleghi delle aree di matematica e fisica, già in molti casi sovraccarichi di insegnamenti con classi estremamente numerose, di aumentare ulteriormente il loro impegno, specie se questo dovesse comportare un abbandono delle discipline di loro più diretto interesse (i corsi di studio triennali e magistrali delle Scienze Matematiche e delle Scienze Fisiche).
Gli algoritmi approvati dal CdA per l’assegnazione delle risorse ai Dipartimenti, in generale appropriati per la parte restante dell’Ateneo, non consentono (né, ritengo, lo avrebbero potuto fare) di risolvere gli specifici problemi di queste aree. L’unica soluzione percorribile è quella di assegnare risorse aggiuntive ai Dipartimenti in cui sono presenti docenti di queste aree. La delibera del dicembre 2016 del CdA aveva in effetti posto le condizioni perché ciò avvenisse, avendo riservato il 10% delle risorse disponibili per le chiamate di ricercatori e professori (tra 8 e 10 P.O. nel triennio) ad una programmazione “di Ateneo” sulla base di comprovate esigenze di mantenimento o di sviluppo dell’offerta formativa. Queste risorse avrebbero dovuto essere concentrate su pochi SSD realmente strategici ed in sofferenza e, in particolare, avrebbero quindi potuto determinare la chiamata di un significativo numero di RTD nei settori della matematica e della fisica (insieme ovviamente ad altri SSD altrettanto strategici). Purtroppo si è ingenerata in Ateneo l’aspettativa che queste risorse corrispondessero ad una posizione di RTD per ogni Dipartimento e, considerando la complessiva limitatezza delle risorse disponibili e le numerose necessità di sviluppo di tutte le aree, il CdA di cui faccio parte non ha ritenuto esistessero le condizioni per imporre una scelta diversa da quella richiesta dai singoli Dipartimenti. Ritengo che si sia trattato di un errore – di cui devo assumermi anche personalmente la responsabilità – e tuttavia penso di potere ancora una volta sottolineare che esso avrebbe potuto essere evitato soltanto in presenza di un ampio e articolato confronto sulle strategie complessive necessarie all’Ateneo per uno sviluppo equilibrato e lungimirante.
Un’ultima considerazione complessiva ritengo emerga con evidenza dalle considerazioni svolte: i diversi aspetti della vita di un Ateneo sono così strettamente intrecciati che ogni intervento “settoriale” (sull’offerta formativa, sulla programmazione, sul bilancio, sui regolamenti, etc.) perde di significato e di efficacia se non inquadrato in un’unica visione capace di abbracciare l’estrema complessità del contesto complessivo.
AREA | Docenti Nazionali | Docenti UNIPA | % nazionale | % UNIPA | Rapporto |
13 | 4813 | 85 | 8,84 | 5,77 | 0,653 |
1 | 3043 | 54 | 5,59 | 3,67 | 0,656 |
14 | 1665 | 34 | 3,06 | 2,31 | 0,755 |
2 | 2200 | 50 | 4,04 | 3,39 | 0,841 |
11a | 3035 | 75 | 5,57 | 5,09 | 0,914 |
10 | 4663 | 117 | 8,56 | 7,94 | 0,928 |
9 | 5435 | 147 | 9,98 | 9,98 | 1,000 |
4 | 1014 | 28 | 1,86 | 1,90 | 1,021 |
3 | 2784 | 77 | 5,11 | 5,23 | 1,023 |
6 | 9015 | 261 | 16,55 | 17,72 | 1,071 |
12 | 4581 | 136 | 8,41 | 9,23 | 1,098 |
8b (Ing. Civile) | 1621 | 49 | 2,98 | 3,33 | 1,118 |
5 | 4594 | 145 | 8,43 | 9,84 | 1,167 |
11b (Psicologia) | 1271 | 43 | 2,33 | 2,92 | 1,251 |
7 | 2955 | 104 | 5,42 | 7,06 | 1,302 |
8a (Architet.) | 1786 | 68 | 3,28 | 4,62 | 1,408 |
TOTALE | 54475 | 1473 | 100,00 | 100,00 | 1,000 |
Tabella 1 – Numerosità assoluta e relativa dei professori e ricercatori nelle aree CUN su base nazionale e in Ateneo.
Area | Iscritti nazionali | Iscritti UNIPA | % UNIPA |
Sanitaria | 29919 | 884 | 2,955 |
Architettura | 9664 | 369 | 3,818 |
Ingegneria | 49217 | 1446 | 2,938 |
Scienze motorie | 11024 | 236 | 2,141 |
Scienze agrarie | 8776 | 331 | 3,772 |
Scienze base | 48734 | 989 | 2,029 |
Giuridica | 29770 | 781 | 2,623 |
Psicologia | 12086 | 288 | 2,383 |
Scienze Politiche | 11898 | 231 | 1,942 |
Economica | 52447 | 779 | 1,485 |
Sc. sociali e comunic. | 20846 | 448 | 2,149 |
Umanistica | 72858 | 1657 | 2,274 |
TOTALI | 357239 | 8439 | 2,362 |
Tabella 2 – Iscritti al primo anno alle Lauree Triennali e Magistrali C.U. raggruppate per aree omogenee. A.A. 2016-17.
Caro Enrico
In questo mandato ma anche nelle cariche precedenti, hai sempre svolto un lavoro eccezionale divulgando le informazioni preziose per noi che operiamo nell’università da soli. Quindi grazie, Grazie, Grazie.
Grazie, Salvatore!
Caro Enrico, solo un’osservazione. Se ragioni sugli insegnamenti di matematica come materie di base, il calcolo (è più o meno simile) lo dovresti fare sul Macrosettore Matematica. Infatti, l’area 01 è Matematica e Informatica, ed è costituita dai Macrosettori MAT (01A) e INF (01B). Confrontando i macrosettori. Come scrivevo, più o meno siamo lì probabilmente.
Il Macrosettore MAT di Unipa è costitutito da 42 persone.
Cara Cinzia,
ho fatto il calcolo che suggerisci.
I docenti del MacroSettore 01A (Matematica) sono 42 in Ateneo, il 2.85% del totale.
In Italia i docenti del MacroSettore sono invece 2150, il 3.95% del totale.
Pertanto il rapporto tra la presenza di docenti di matematica in Ateneo e nel resto d’Italia è pari a 0.72, che rende la situazione un po’ meno grave di quanto l’avevo stimata io considerando l’intera Area 01 (includendo anche gli informatici). In definitiva si deduce che gli informatici stanno peggio dei matematici, ma non mi pare che il quadro cambi. Servono più docenti dell’area, non credo ci possa essere alcun dubbio…
Enrico