Analisi delle abilitazioni tra i docenti UNIPA
Il sistema delle “chiamate dei professori” previsto dalla L. 240/10, basato su abilitazioni e successive procedure concorsuali o valutazioni, pone alcuni seri problemi di compatibilità con l’articolazione in fasce definito dalla L. 382/80. Se quella legge infatti individuava nella diversa “maturità scientifica”la ratio dell’appartenenza al ruolo dei ricercatori o alla fascia dei professori associati (in possesso di maturità scientifica ancora non “piena”) o a quella dei professori ordinari (“piena” maturità scientifica), come si giustifica la permanenza nella II fascia di un professore associato che ha conseguito l’ASN per la I fascia? Professori associati e ordinari svolgono infatti gli stessi compiti didattici e di ricerca e pertanto la diversa retribuzione e le diverse prerogative possono essere fondate solo su una differenza “qualitativa”, basata appunto sulla diversa maturità scientifica. In altre parole, quindi, un professore associato abilitato alla I fascia viene pagato meno del collega ordinario e ha prerogative più contenute, nonostante essi svolgano gli stessi compiti con la medesima qualificazione scientifica (si ricorda che il sistema delle “mediane”, per quanto oggi parzialmente superato, assicura che gli abilitati abbiano una produzione scientifica, sulla base dei parametri scelti dall’ANVUR, superiore a quella di almeno metà dei professori ordinari in servizio). E mi pare che questo violi almeno un paio di articoli della Costituzione Italiana… Su queste basi non sarebbe quindi probabilmente peregrina una “class action” dei professori associati abilitati alla I fascia per vedere riconosciuto il loro diritto a transitare in tale livello.
La condizione dei ricercatori universitari (cioè, a tempo indeterminato) abilitati alla II fascia è solo leggermente diversa. In questo caso infatti gli obblighi imposti dalla legge non sono esattamente gli stessi di quelli dei professori, essendo notoriamente gli RU chiamati a svolgere solo attività di didattica integrativa. Dal punto di vista effettivo, tuttavia, anche questa differenza si rivela molto sottile, dal momento che la maggior parte dei ricercatori assume la titolarità di insegnamenti (con il conseguente titolo di “professore aggregato”), spesso peraltro a titolo gratuito.
Auspicando che queste considerazioni trovino un giorno spazio nell’aggiornamento della legislazione vigente (che dovrebbe quindi prevedere l’automatico passaggio alla fascia per cui si ottiene la certificazione della posseduta maturità scientifica, con risorse a carico del sistema nazionale e non dei singoli atenei), rimane comunque nella disponibilità delle università operare in linea con questo indirizzo. Gli atenei, in questo senso, potrebbero già compiere tutti gli sforzi possibili per assicurare, entro un termine ragionevole, il transito alla fascia superiore di TUTTI i ricercatori e professori associati che conseguono l’abilitazione. Tale scelta dovrebbe essere operata ovviamente tenendo conto della sostenibilità futura degli incrementi stipendiali connessi con il passaggio ad una fascia superiore e della necessità contestuale di assicurare un continuo ricambio del personale docente che cessa dal servizio (prevedendo quindi, in numero almeno pari a quello delle cessazioni annuali, nuove posizioni di RTDa, cui assicurare la possibilità di proseguire fino alla stipula di contratti di RTDb e quindi di ingresso nella fascia degli associati).
Un orientamento del genere non è al momento sostenibile per un ateneo come quello palermitano, sebbene potrebbe diventarlo laddove si arrestasse la continua riduzione del Fondo di Finanziamento Ordinario e si riuscisse magari a raggiungere un’inversione di tendenza, con recupero di una parte delle ingenti somme perse nell’ultimo decennio.
E’ partendo da queste considerazioni che ho svolto una ricognizione dello stato delle abilitazioni dei ricercatori e dei professori associati dell’Università di Palermo.
Dal punto di vista metodologico, sono state prima estratte con procedura automatica dal sito ASN le liste degli abilitati dalle quali, confrontando con la lista dei docenti dell’ateneo, sono stati individuati gli abilitati dell’Ateneo nelle diverse tornate e fasce[1]. Sono stati quindi eliminati gli abilitati già chiamati nel 2015 e 2016, mentre sono stati mantenuti in elenco quelli che saranno chiamati a breve nell’ambito della programmazione 2016. La lista non è certamente completa, sia perché le tornate che si vanno via via completando determinano l’aggiunta di nuovi abilitati (che procederò periodicamente ad aggiungere), sia perché il meccanismo automatico di riconoscimento può in qualche caso risultare fallace.
I dati sono tutti contenuti nel file qui allegato, dove è riportata la lista degli abilitati con indicazione di Settore Concorsuale, fascia e tornata, nonché le relative scadenze. La ricognizione fa riferimento alle prime due tornate, ai primi due quadrimestri della terza tornata e alle procedure del terzo quadrimestre pubblicate sul sito ASN alla data di pubblicazione del presente articolo.
Nelle prime due tornate hanno conseguito l’ASN 100 docenti per la I fascia e 92 per la II (tolti i ricercatori e professori associati già chiamati negli anni scorsi). Nella terza tornata fino ad ora vi sono stati 93 abilitati alla I fascia e 95 alla II[2]. In totale quindi sono presenti in Ateneo 193 abilitati alla I Fascia (allo stato ancora professori associati) e 187 alla II Fascia (attualmente ricercatori universitari). E’ opportuno sottolineare che nella terza tornata le abilitazioni finora conseguite sono molto inferiori rispetto alla I tornata, in quanto dati mostrati non contengono gli abilitati già chiamati (programmazione 2015 e Piano Straordinario Associati).
All’interno di questi elenchi sono presenti i colleghi che hanno già partecipato con successo alle procedure bandite nel gennaio scorso (programmazione 2016, per complessive 34 posizioni di professore associato e 24 di professore ordinario), quelli che stanno partecipando alle procedure bandite nel settembre 2017 (programmazione 2017, per complessive 33 posizioni di professore associato e 14 di professore ordinario) e quelli che potranno partecipare alle procedure che verranno bandite nel prossimo biennio, per le quali i dipartimenti hanno già approvato la relativa programmazione. Sebbene queste ultime programmazioni non siano state ancora approvate dagli organi di governo, è verosimile che in larga parte le proposte dei dipartimenti saranno approvate ed è pertanto possibile fare riferimento alle indicazioni in esse contenute. Nel complesso le posizioni di professore di I e II fascia richieste dai dipartimenti sono, rispettivamente, 41 e 82, delle quali 5 e 24 per Settori Concorsuali in cui ancora non sono presenti abilitati in Ateneo per la relativa fascia (e, pertanto, soltanto 36 posizioni di professore di I fascia e 58 di II potranno essere scomputate dal numero di abilitati attuali dell’Ateneo). In definitiva, tra i 380 abilitati dell’Ateneo, quelli attualmente in condizione di ottenere il passaggio alla fascia superiore (in quanto il proprio SSD è inserito nella programmazione di un dipartimento) sono 125 per la II fascia e 74 per la I.
Rimangono quindi fuori dall’attuale programmazione 62 ricercatori universitari abilitati alla II fascia e 119 associati abilitati alla I fascia. E’ opportuno distinguere, nell’ambito di tali numeri, i docenti che hanno conseguito l’ASN nelle prime due tornate, in quanto tali abilitazioni scadranno entro i primi mesi del 2020, per la prima tornata, e del 2021 per la seconda. Sebbene la scadenza dell’abilitazione non possa essere considerata un evento “catastrofico” (in quanto l’attuale procedura a sportello consente, a chi possiede i requisiti, di riottenere l’ASN per i successivi 6 anni entro il brevissimo volgere di 4 mesi), è ovvio che spiace particolarmente non riuscire a far valere la propria abilitazione sei anni dopo averla conseguita. Limitando quindi agli abilitati delle prime due tornate la valutazione, il numero dei ricercatori universitari abilitati alla II fascia ed i cui SC non sono inseriti in alcuna programmazione si riduce a 18 (11 per la I tornata e 7 per la II), mentre quello dei professori associati abilitati alla I fascia è pari a 41 (26 per la I tornata e 15 per la II).
Poiché si può stimare che il passaggio alla I fascia di un professore associato costi in media circa 20.000 € e che il passaggio alla II fascia di un ricercatore universitario costi circa 12.000 €, è facile verificare che il costo aggiuntivo per l’Ateneo della chiamata di tutti i docenti abilitati sarebbe pari a: circa 652.000 € (132.000 € per la II fascia e 520.000 € per la I) per gli abilitati della I tornata; circa 384.000 € (74.000 € per la II fascia e 300.000 € per la I) per gli abilitati della II tornata; circa 1.850.000 € (450.000 € per la I fascia e 1.400.000 € per la II fascia) per gli abilitati della III tornata attualmente in corso.
Tali valori devono essere incrementati per tenere conto dell’obbligo di chiamare docenti esterni nella misura del 20% dei Punti Organico impiegati per gli interni e almeno raddoppiati per prevedere gli ingressi degli RTD che possano compensare le cessazioni che interverranno nei prossimi anni. Allo stesso tempo, va pure messa in conto la cessazione dal servizio di una parte degli abilitati, che comporta la riduzione dei suddetti importi.
In definitiva, se è certamente impossibile prevedere a breve scadenza la chiamata di TUTTI gli abilitati presenti in Ateneo, uno sforzo particolare per le chiamate degli abilitati delle prime due tornate potrebbe essere preso in considerazione, ovviamente tenendo conto anche delle necessarie valutazioni da lasciare ai singoli dipartimenti, che rimangono e devono rimanere gli attori principali delle scelte dell’Ateneo sulla programmazione. Una scelta del genere favorirebbe indirettamente anche gli abilitati della III tornata, che vedrebbero comunque ridurre i relativi “tempi di attesa”.
La tabella che segue compendia gran parte dei dati precedentemente riportati.
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Download: Elenco abilitati Ateneo
- Ovviamente possono essere presenti errori, ad esempio per qualche nome indicato in maniera differente nelle due liste confrontate, ma nel complesso il quadro dovrebbe essere abbastanza realistico. Si prega di segnalare eventuali errori od omissioni per consentire di apportare le necessarie correzioni. ↑
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In questi numeri ogni singolo docente è contato 1 volta, anche se ha preso 2 volte l’abilitazione in SC diversi o nello stesso. ↑
Caro Enrico,
innanzi tutto grazie e complimenti per l’utilissimo lavoro fatto. Il rilevamento di questi dati è certamente condizione importantissima per potere prendere le decisioni più opportune. In particolare, vorrei fare alcune brevi considerazioni.
1) Mi sembra che le tue considerazioni generali siano più che condivisibili. Sarebbe, quindi, auspicabile che l’Ateneo, compatibilmente con i vincoli di bilancio, cerchi di aumentare il numero di concorsi in programmazione per gli abilitati non inseriti in programmazione. Come precedentemente menzionato in un’interrogazione al Senato Accademico dello scorso ottobre, l’Ateneo potrebbe porre in atto, per le programmazioni 2018 e 2019, diverse misure che potrebbero in qualche misura agevolare la presa di servizio dei colleghi abilitati che collaborano efficacemente al funzionamento dell’Ateneo:
a) Più volte in Senato Accademico è stato evidenziato che i P.O. assegnati ai dipartimenti sarebbero potuti aumentare in presenza di una situazione economica adeguata. Di conseguenza, alla luce degli ultimi dati sulla condizione economica dell’Ateneo, si potrebbe probabilmente aumentare significativamente l’assegnazione dei P.O. per i prossimi due anni.
b) Si potrebbe prevedere di destinare risorse aggiuntive ai dipartimenti vincolando la loro utilizzazione per le progressioni di carriera degli abilitati. In alternativa, si ricorda che un criterio di ripartizione dei P.O. previsto dal CdA per la programmazione triennale, relativo alle sole progressioni di carriera tra i dipartimenti è relativo al numero di abilitati normalizzati sulla media nazionale in relazione al settore concorsuale. Tale criterio appare importante al fine di stanziare un numero di P.O. più significativo per i dipartimenti che abbiano molti abilitati. Il peso di tale criterio appare però poco adeguato (tra il 5 e il 10 % dei PO stanziati per le progressioni di carriera) e pertanto potrebbe essere aumentato.
c) L’Ateneo potrebbe per i prossimi due anni di programmazione ricorrere in modo ampio all’art. 24, rispettando il vincolo del 50% posto dalla legge.
2) Inoltre, si rileva come la chiamata dei ricercatori in possesso dell’abilitazione conseguita nel 2012 e nel 2013 comporterebbe un costo molto ridotto per l’Ateneo. Sembra quindi auspicabile che l’Ateneo possa impegnarsi in tal senso.
3) Infine, per gli abilitati già inseriti in programmazione, si potrebbe valutare un anticipo dei concorsi, quando questo permetterebbe di evitare la scadenza delle abilitazioni.
Cordiali saluti e ancora grazie
Onofrio Scialdone
Caro Enrico,
Ti ringrazio per il notevole contributo dato alla complessa situazione degli idonei. Non sarà stato facile aprire questo vaso di Pandora e sapere finalmente quanti sono gli idonei dell’Ateneo. Sono assolutamente d’accordo con le valutazioni generali che esprimi, e credo che in un paese serio che avesse più a cuore la formazione e la ricerca universitaria, si sarebbero già configurate procedure automatiche d’inserimento degli idonei nei nuovi ruoli. Detto questo, non nascondo che sono impressionato dal carico economico ‘lordo’ necessario per le varie tornate di chiamate nel nostro Ateneo finora attivate.
Ritengo che ci siano comunque spazi di manovra per precisare questi costi e che una taratura ad personam, cioè basata sulle anzianità potrebbe ridimensionarli. Oltre a ciò sarebbero da considerare diverse altre fonti dove pescare buona parte delle risorse economiche necessarie, a partire dalla riduzione del fondo di accantonamento che, a detta di molti, è sovradimensionato. Saprai meglio di me, in quanto componente del CdA, quali e quante siano le risorse potenzialmente utilizzabili e dove cercare nelle pieghe di bilancio, nel medio-termine.
Quello che mi augurei di sentire e da cui partirei come punto fermo, anche come promotore della lettera aperta recentemente inoltrata sia al Senato che al CdA, è un pronunciamento politico da parte del Magnifico Rettore e del Colleggio dei Direttori, oltrechè ovviamente dal SA e CdA, a questo proposito. Un pronunciamento non pro-forma, ma di sostanza e che sia un impegno formale ad adoperarsi a trovare le risorse economiche per risolvere la questione. Questione che come hai implicitamente indicato nel tuo report, andrà a regime nei prossimi quadrimestri e nel successivo biennio; con una riduzione delle idoneità x tornata, visto che i docenti dell’Ateneo sono un numero finito e le domande di idoneità tenderanno a zero nel tempo. Nelle prime tre tornate si è creato un ingolfamento che si deve risolvere e che si ridurrà in futuro.
Quello che definisco ingolfamento è un fatto positivo, in realtà, poichè l’alto numero di idonei, testimonia della vitalità e qualità del corpo docente palermitano. Finora non ho sentito nessuno esprimersi con orgoglio e solidarietà su questo dato, che al contrario sembra vissuto quasi con fastidio, come se di dovesse tenere a bada la massa dei peones all’assalto.
Come parte di questo Ateneo, piacerebbe a me e credo a tutti i 376 idonei sentirmi risorsa e garantito dai rappresentati eletti, per il lavoro svolto che ha propiziato l’idoneità.
Ti ringrazio ancora per il lavoro che stai svolgendo, un caro saluto
Maurizio Sarà
P.S. nel report citi 376 idonei, nell’elenco excel sono 375, ne manca uno, io!! idoeno BIO05 nella I fascia nel I quadrimestre dal 28/03/17 a 28/03/23
Caro Enrico condividendo le tue considerazioni e in particolare la tua riflessione sul raggiungimento della piena ‘maturità scientifica’: ‘come si giustifica la permanenza nella II fascia di un professore associato che ha conseguito l’ASN per la I fascia?’ compresa ovviamente quella raggiunta dai ricercatori abilitati, vorrei partecipare alla discussione aggiungendo un mio commento.
Il tuo post che fa il punto sulla questione del destino dei docenti interni abilitati, sollevata dalla lettera aperta sottoscritta da più di cento colleghi, è da considerarsi un ottimo punto di partenza per trovare le modalità migliori per dare una risposta alle istanze di progressione di carriera dei docenti abilitati.
Fermo restando che sembra sempre più necessario, come sottolineato da più parti, distinguere nettamente fra progressione di carriera e reclutamento, per il quale vanno richieste con forza finanziamenti aggiuntivi ai ministeri competenti, nel post viene sottolineato che la progressione di carriera di tutti i docenti interni abilitati non sembra al momento sostenibile finanziariamente dall’Ateneo. Anche se, come riportato, sia le assegnazioni di P.O. che L’FFO sono stati maggiori rispetto a quanto previsto, per cui in realtà vi sono ‘tutte le condizioni per prevedere un incremento delle risorse da destinare alla programmazione.’
A tal proposito vale la pena ricordare, come già suggerito nella lettera aperta, che molti fra i docenti abilitati sono inseriti nei rispettivi ruoli (Ricercatore e Associato) da diversi anni e dunque avranno nel breve/medio termine, un peso trascurabile se non addirittura nullo sulla sostenibilità finanziaria del loro passaggio alla fascia superiore mediante l’utilizzo dell’art. 24 comma 6 della legge 240/2010.
Ne consegue che uno dei criteri che il CDA potrebbe adottare/suggerire per la rimodulazione della programmazione 2018-19 potrebbe essere proprio l’anzianità nel ruolo del docente abilitato. Con l’adozione di questo parametro, senza entrare nel merito dei conteggi presenti nel post, è molto probabile che i costi possano essere rivisti al ribasso e conseguentemente la platea dei ‘promossi’ potrebbe essere ben più ampia di quella prospettata.
Aldo Di Leonardo
Caro Enrico,
ottimo resoconto e condivido pienamente anche l’ipotesi di chiamare tutti gli abilitati a cominciare con quelli in scadenza. Sebbene diversi me compresa abbiano preso l’abilitazione (in alcuni casi anche per la prima fascia da ricercatore nella tornata 2017), non vedersi chiamare prima della scadenza potrebbe innestare un sentimento di sconforto e smarrimento con conseguente calo di produttività, il che si risentirebbe poi a lungo termine anche sul rendimento dell’Ateneo. Inoltre fare scadere le abilitazioni potrebbe sconfortare gli altri che magari già vedono lontana l’abilitazione e poi considerano il successivo step ancora più difficile da perseguire.
In definitiva uno sforzo particolare per le chiamate degli abilitati delle prime due tornate potrebbe essere preso SERIAMENTE in considerazione, tenendo conto CHE LE SCELTE DEVONO ESSERE FATTE SECONDO CRITERI DI TRASPARENZA E CORRETTEZZA CHE MAGARI PERMANGANO NEL TEMPO E NON SIANO MUTEVOLI PER OGNI CHIAMATA.
Un caro saluto
Barbara